- “Voglio che questo soggetto, sulla base di notizie certe, mi dia spiegazioni sul tempo della morte di mia figlia. Voglio che questo soggetto mi dica com’è riuscito a telefonare al 118, con la tranquillità di chi ordina una pizza, dicendo che mia figlia Valeria era ancora viva. Voglio che questo soggetto mi spieghi come abbia fatto mia figlia a dirgli ti amo, nonostante fosse già deceduta. Voglio che questo soggetto mi spieghi come mai il medico intervenuto abbia dichiarato che mia figlia era morta già da diverse ore. Mi deve spiegarmi perché dice tutto questo” – sono queste le parole di Mirella Abela, madre di Valeria Pandolfo (deceduta il 17 maggio del 2021 in quel di Prata Sannita, in circostanze ancora poco chiare) rivolte, in diretta su “Chi l’ha visto?” al compagno della figlia.
Ed è su questi dubbi che la famiglia di Valeria si è opposta alla richiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere di archiviare l’indagine, a causa di ignoti, per istigazione al suicidio. Sulla base dell’esame autoptico, eseguito sulla Pandolfo, gli inquirenti hanno sollecitato al giudice per le indagini preliminari di bloccare il procedimento penale. Ma è molto il materiale in possesso della famiglia di Valeria, seguita dall’avvocato Gabriella Mazzone che ha chiesto la riesumazione del cadavere delle 40enne. Si attende quindi che si sciolga la riserva, dopo l’udienza di giorno 6 marzo avvenuta davanti al Gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
Una storia, quella della Pandolfo, come abbiamo sottolineato dall’inizio che vede il coinvolgimento sia la Procura di Siracusa sia di quella di Santa Maria Capua Vetere.
Si attende quindi, sia l’esito dell’udienza di giorno 6 marzo sia il 17 aprile quando avrà luogo l’udienza preliminare in Camera di Consiglio, a Siracusa, per la richiesta di rinvio a giudizio a carico del 48enne, convivente della Pandolfo, residente a Prata Sannita, in provincia di Caserta. Gli atti del procedimento penale riguardano in prima persona Mirella Abela, madre di Valeria, in quanto, secondo la Procura, la donna sarebbe stata vittima di stalking, minacce di morte che l’abbiano fatta temere, fortemente, per l’incolumità della propria e della famiglia. Minacce che hanno causato alla donna un grave stato di ansia che l’avrebbe costretta a modificare, completamente le abitudini di vita.
Mirella Abela, infatti, oltre ad essere catapultata all’interno di diversi gruppi whatsapp avrebbe subito insulti, dal 48enne, con messaggi di carattere fortemente denigratori, minaccioso ed a sfondo sessuale. Pare che l’uomo avrebbe instigato anche i partecipanti alle varie chat a minacciare la Abela.
In un caso di “fantasmi” e “internet” c’è di certo che alcune testimonianze stanno prendendo forma e che qualcosa inizia a muoversi davvero. Adesso.