Si è aggiunto, questa mattina nell’aula di Corte d’Assise di Siracusa, un nuovo tassello al processo dell’omicidio di Angelo De Simone.
La morte del 27enne aretuseo, avvenuta il 16 febbraio del 2016, destò molto rumore in città. Rinvenuto cadavere dalla madre, che rientrava in casa, quello di De Simone venne subito “letto” come un suicidio. Ma qualcosa non è mai tornata chiara alla famiglia. Angelo, infatti, venne trovato “impiccato” in un piccolo rampino agganciato ad una trave, nonostante i piedi poggiassero perfettamente a terra.
Ed è in base ai sospetti che la famiglia del giovane siracusano ha sempre respinto fermamente l’ipotesi del suicidio. E’ stato l’ispettore superiore Roberto Vespucci il primo, degli oltre trenta testimoni che dovrebbero essere ascoltati durante il procedimento, a testimoniare. In aula, Vespucci, ha ricostruito l’intera vicenda che vedeva il caso quasi archiviato per suicidio fino alla completa riapertura da parte della Procura di Siracusa. Se in un primo momento si parlava di un fascicolo a carico di ignoti per istigazione al suicidio si è repentinamente passati ad un nome, quello di Giancarlo De Benedictis (già detenuto in regime carcerario con una condanna a 20 anni dopo l’arresto avvenuto durante l’operazione “antidroga Bronx”) che, allo stato attuale, risulta l’unico indagato per la morte di De Simone.
L’ispettore superiore Vespucci, in aula, ha relazionato dettagliatamente, passo per passo, anche il momento della riesumazione della salma di Angelo De Simone. Riesumazione chiave che ha portato alla luce dettagli sicuramente trascurati in un primo momento. Presente, questa mattina, anche De Benedicts. L’uomo ha reso delle dichiarazioni spontanee non in linea con quelle del maresciallo ed è stato subito interrotto dalla Corte.
Bocche cucite e nessuna dichiarazione da parte della famiglia di De Simone ma che tramite l’avvocato David Buscemi confermano la loro convinzione in merito alla morte del figlio: “quello di Angelo non è stato un suicidio, non avevamo alcun dubbio”.
Mamma Patrizia, insieme all’intera famiglia, ed all’avvocato David Buscemi hanno sempre sostenuto che quello di Angelo non era un suicidio ma un omicidio e sono pronti ad andare avanti.
Si tornerà in aula il 20 dicembre dove, a quanto pare, sarà ascoltato un testimone chiave insieme ad altre cinque persone. Un’udienza “nuova” che non vedrà più la presenza del dottore Gaetano Bono in quanto sembra che il processo passerà nelle mani del procuratore capo Sabrina Gambino e del Pm Chiara Valori.