Marcus Pota è stato rinviato a giudizio il 25 marzo 2024 per atti persecutori nei confronti di Mirella Abela, madre di Valeria Pandolfo, la 40enne aretusea trovata senza vita in casa dell’uomo a Prata Sannita, in provincia di Caserta il 17 maggio del 2021.
Si apre quindi un capitolo processuale a carico del 48enne, convivente della Pandolfo, che riguarda in prima persona Mirella Abela, madre della 40enne deceduta, in quanto, secondo la Procura, la donna sarebbe stata vittima di stalking, minacce di morte che l’abbiano fatta temere, fortemente, per l’incolumità propria e della famiglia. Minacce che hanno causato alla donna un grave stato di ansia che l’avrebbe costretta a modificare, completamente le abitudini di vita.
Mirella Abela, infatti, oltre ad essere catapultata all’interno di diversi gruppi whatsapp, avrebbe subito insulti, da Marcus Pota, con messaggi di carattere fortemente denigratori, minaccioso ed a sfondo sessuale. Pare che l’uomo avrebbe instigato anche i partecipanti alle varie chat a minacciare la Abela.
“Fatti a lato, non mi rompere il ca.. Perché già me l’hai rotto tanto e ti farò passare l’inferno legale. Ti farò perdere tutto quello che posso. Sono io, Marcus Pota, non preoccuparti, ti faccio togliere tutto. Non ti do scampo. Sai quando ti darò scampo? Quando tra 30 anni muori, allora ti darà scampo. Mirella Abela, ricordatelo.. Tu su di me non hai niente, io su di te ho tanto. Tu sei la merda della Sicilia, e io la merda della Sicilia la spazzo”. Questo sarebbe solo uno degli audio inviati a Mirella Abela.
Il sipario non cala. I riflettori restano accesi questa volta, dentro l’aula del tribunale di Siracusa il 25 marzo 2024, su una triste storia fatta di “fantasmi”.