News Siracusa: “Amava la vita ed i bambini ma non è arrivata a sentirsi chiamare mamma ed a vedere la sua piccola Giulia aprire gli occhi“.
Sono queste le parole di Luisa Ardita, la sorella di Eligia morta nella notte del 19 febbraio 2015 con in grembo la sua piccola.
“Eligia scoppiava di salute – prosegue la sorella a nome di tutta la famiglia Ardita – ed a farne chiarezza è l’esito dell’esame autoptico“.
Una relazione di quaranta pagine, infatti, depositata dal consulente della Procura, nella scrivania del PM Magda Guarnaccia fa riferimento ad un decesso avvenuto per asfissia collegato a un trauma cranico che avrebbe determinato la perdita di coscienza della donna riducendone i meccanismi di difesa dell’organismo in particolare quelli che avrebbero potuto ostruire le vie respiratorie (Leggi qui).
Il medico legale, Orazio Cascio – si è soffermato sulle lesioni al capo della giovane Eligia. Lesioni che, a quanto pare, sarebbero incompatibili con un semplice ed accidentale urto contro il pavimento o un’altra superficie. S’innesca, in questo modo, il sospetto che le ecchimosi in testa dell’infermiera aretusea, possano essere compatibili con “l’azione violenta reiterata di terzi”.
La perizia escluderebbe, quindi, che la morte della Ardita possa essere collegata a delle condotte colpose da parte dei sanitari che hanno prestato soccorso alla donna. Dalla perizia, inoltre, emergerebbe che l’Ardita – come afferma la famiglia – non era affetta da nessun tipo di patologia, come invece si era detto all’inizio riconducendo le cause del decesso ad un precario stato di salute.
“Dopo l’esito dell’autopsia – prosegue Luisa – la mia famiglia è morta per la seconda volta. Vedere i miei genitori ogni singolo giorno con il volto spento mi distrugge. Mia mamma e mio papà hanno sacrificato la propria vita per il bene di noi figli e vedere i loro volti sempre più spenti mi uccide come uccide loro l’assenza di Eligia“.
“Siamo distrutti e delusi da quanto appreso dalla relazione dell’autopsia – prosegue la Ardita – ma restiamo fiduciosi nella giustizia. Io, Eligia e mio fratello Francesco eravamo un’unica cosa. Sempre insieme. Sempre uniti. La morte di Eligia ha distrutto definitivamente una famiglia unita come la nostra. Abbiamo creato un gruppo su Facebook dal titolo <Giustizia X Mamma Eligia e la piccola Giulia> ed i meno di due giorni abbiamo raggiunto un numero importante di utenti che ci stanno offrendo il proprio supporto“.
“I miei genitori – continua Luisa – ed i miei parenti, a questo punto, pretendono solo la verità e giustizia per la morte di due anime buone e piene di vita. Non può sempre trionfare il male. Abbiamo mille interrogativi e mille paure. Cos’è successo quella maledetta sera dentro la casa di Eligia? Chi ha scritto il destino di mia sorella e della piccola Giulia? Vogliamo delle risposte e ci auguriamo che chi ha sbagliato paghi“.
Intanto nel gruppo dedicato alla mamma aretusea ed alla figlioletta che portava in grembo da otto mesi la famiglia Ardita, sempre unita nel nome dell’amore per Eligia, Giulia e per la giustizia, discute dell’ipotetica organizzazione di una fiaccolata per le vie cittadine.
Una fiaccolata che, sicuramente, vedrà la partecipazione di moltissime persone toccate, nell’animo, dalla morte di Eligia.
Nel gruppo, intanto, si susseguono foto di Eligia mentre sorride, abbraccia i suoi colleghi, stringe tra le mani la sua tesi di laurea soddisfatta di un traguardo importante che tanto ha desiderato e che l’ha introdotta al lavoro che tanto amava. Per Eligia essere un’infermiera era una missione. Stringere la mano agli ammalati era un gesto importante che la caratterizzava.
“Mia sorella – conclude Luisa – diceva sempre che il sorriso è vita ed ogni giorno senza sorridere sarebbe stato un giorno perso. E noi vogliamo giustizia affinché il sorriso di Eligia non si spenga e la sua morte non venga dimenticata“.