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Noto. “La mediazione, ovvero vincere il conflitto senza confliggere”, i detenuti imparano a raccontarsi grazie a un laboratorio

di Redazione
12 Maggio 2016
Noto. “La mediazione, ovvero vincere il conflitto senza confliggere”, i detenuti imparano a raccontarsi grazie a un laboratorio
 

laboratorio carcere noto - siracusatimesNews Noto: “la mediazione, ovvero vincere il conflitto senza confliggere”. Un laboratorio promosso dalla Cooperativa Sociale Leonardo di Pachino e dal Centro di Mediazione del Mediterraneo di Noto con protagonisti i detenuti.  Dopo l’esperienza vissuta nel 2015 presso le scuole superiori di Pachino, anche quest’anno l’obiettivo dell’iniziativa è stato quello di promuovere la cultura della mediazione con i carcerati. Ogni lettera scritta da loro a conclusione del percorso, ha sottolineato che i temi affrontati durante il percorso (la comunicazione, l’ascolto, la gestione delle emozioni e la giustizia riparativa), sono stati ampiamente recepiti.

L’equipe di lavoro costituita dall’avvocato Salvatore Grande, dall’Assistente Sociale Maria Micciulla, da Padre Giuseppe Di Rosa e dall’Assistente Sociale Assunta Rizza, con la partecipazione del professore Salvatore Cavallo e dell’esperto di giustizia riparativa Filippo Vanoncini, appositamente arrivato da Bergano lo scorso mese, ha potuto verificare il senso del proprio operato e conserveranno gelosamente quelle lettere dal carcere che così raccontano: “grazie a voi ho capito che è possibile gestire le mie emozioni, soprattutto la rabbia; ho sperimentato l’ascolto senza cadere nel giudizio,  ho cominciato a stare bene con me stesso, posso trovare punti di incontro positivo nelle relazioni con gli altri,  posso affrontare le mie fragilità ritrovando me stesso e cercando il perdono”.

 “Le lettere dal carcere – ha dichiarato Assunta Rizza, che gestisce la cooperativa Leonardo-, sono il risultato di un lavoro che ci sostiene e ci incoraggia a continuare nel percorso intrapreso consapevoli dell’importanza di offrire occasioni di crescita personali e di gruppo”.

Ciascuno dei detenuti ha ricevuto un attestato di partecipazione e 3 delle loro lettere sono state selezionate per vincere il premio “In memoria di Maria Betulla”, istituto per ricordare chi, fino alla fine, ha creduto nella mediazione umanistica quale stile di vita e non solo un metodo di lavoro per gli specialisti, e che ha visto la partecipazione di Vincenzo Romeo e Lara Romeo, marito e figlia di Maria che hanno consegnato il premio in denaro ai 3 finalisti. Maria Betulla è stata ricordata da Padre di Rosa, responsabile del Centro di Mediazione, per avere lavorato, fino alla fine dei suoi giorni, per promuovere la cultura della mediazione nella città di Pachino con la dolcezza e la professionalità che l’hanno sempre contraddistinta.

Un contributo speciale in questa esperienza è stato dato da Sandro Mortillaro, direttore della casa circondariale di Noto e l’educatore Ali Francesca, che hanno accolto l’iniziativa, riconoscendo il laboratorio come il primo passo che i detenuti possono fare per cominciare a ricostruire i legami con le proprie radici e la società che il reato ha spezzato. La cooperativa Leonardo e il Centro di Mediazione del Mediterraneo stanno già pensando al prossimo laboratorio per il prossimo anno.

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Tags: news noto
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