Sono stati nove i testimoni ascoltati questa mattina, nell’aula di Corte d’Assise, in merito all’omicidio di Angelo De Simone.
In aula, oltre alla famiglia di Angelo, difesa dall’avvocato David Buscemi, anche Giancarlo De Benedictis, difeso dall’avvocato Sebastiano Troia, già detenuto in regime carcerario con una condanna a 20 anni dopo l’arresto avvenuto durante l’operazione “antidroga Bronx”) che, allo stato attuale, risulta l’unico indagato per la morte di De Simone.
Ascoltati alcuni familiari e conoscenti di Angelo De Simone ma anche il medico del 118 che si recò sul luogo la sera del 16 febbraio del 2016 quando il 27enne aretuseo venne trovato “impiccato” in un piccolo rampino agganciato ad una trave nel cortile dell’abitazione familiare.
La morte di Angelo De Simone destò subito sospetti sia tra i familiari sia tra i conoscenti del giovane. Se in un primo momento, infatti, si parlò di suicidio le carte in tavola sono cambiate con il trascorrere degli anni e due richieste di archiviazione del caso.
“Mio figlio non si sarebbe mai suicidato” – è questo che sostiene Patrizia, la mamma di Angelo dal primo momento.
Si tornerà in aula, dove verranno ascoltati ancora altri testimoni, il 10 febbraio a quasi sette anni dalla morte di De Simone.