Si tornerà in aula il 23 maggio per cercare di ricostruire la verità sulla morte di Angelo De Simone, il 27enne trovato impiccato all’interno del cortile della sua abitazione il 16 novembre del 2016.
Questa mattina Giancarlo De Benedictis, indicato come esponente del clan Bronx e condannato in appello alla pena di 19 anni e 4 mesi, ha chiesto al gup del tribunale di Siracusa di essere ascoltato per narrare la sua verità e scagionarsi dall’accusa di avere ammazzato De Simone.
L’udienza del 23 maggio, quindi, vedrà De Benedictis parlare anche se sia per il pm della Procura di Siracusa, Gaetano Bono e per il l’avvocato della famiglia di De Simone, David Buscemi, l’indagato va processato.
Era il tardo pomeriggio del 16 febbraio del 2016 quando – secondo le prime indiscrezioni – pare che due persone, conosciute dalla vittima, sarebbero entrate nella casa dove il giovane viveva con la famiglia e approfittando dell’assenza di tutti avrebbero percosso ripetutamente il 27enne alla nuca, ai testicoli e provocato una lacerazione al palato molle, fino allo svenimento per poi inscenare un suicidio che è costato la vita a De Simone: privo di sensi sarebbe morto per “asfissia meccanica primitiva e violenta da impiccamento
Sarebbe stata proprio la seconda ispezione cadaverica, disposta dal pm Gaetano Bono che riaprì il caso e ne dettò la riesumazione, effettuata dal medico legale Giuseppe Ragazzi, a fare emergere questi importanti particolari.
Angelo De Simone venne rinvenuto cadavere dalla madre che faceva rientro a casa, con un laccio stretto attorno al collo e appeso ad un piccolo gancio. I piedi di Angelo, che quel 16 febbraio indossava delle sneakers, toccavano perfettamente terra.
Sarebbero due, per l’accusa, i responsabili della morte di De Simone: uno Giancarlo De Benedictis, attualmente in regime di detenzione, dopo l’operazione antidroga “Bronx”, che ha visto l’arresto di altre undici persone, e che dovrà scontare una condanna non definitiva di 19 anni e 4 mesi di reclusione e l’altro Luigi Cavarra (collaboratore di giustizia), stroncato da un male incurabile nel 2018.
Secondo alcune fonti riservate, quello di De Simone sarebbe stato un omicidio legato ad una relazione sentimentale che la vittima avrebbe stretto con la compagna di uno dei due suoi assassini. A chiarirlo sarebbero le intercettazioni effettuate dal 2020 al 2021 nelle carceri di Cavadonna, Ragusa e Voghera. Intercettazioni sia ambientali sia telefoniche con dialoghi, a quanto pare, altamente compromettenti.