La morte di Angelo De Simone non sarebbe stata un suicidio, come ha sempre “gridato” silenziosamente la famiglia insieme all’avvocato David Buscemi.
Era il tardo pomeriggio del 16 febbraio del 2016 quando – secondo le prime indiscrezioni – pare che due persone, conosciute dalla vittima, sarebbero entrate nella casa dove il giovane viveva con la famiglia e approfittando dell’assenza di tutti avrebbero percosso ripetutamente il 27enne alla nuca, ai testicoli e provocato una lacerazione al palato molle, fino allo svenimento per poi inscenare un suicidio che è costato la vita a De Simone: privo di sensi sarebbe morto per “asfissia meccanica primitiva e violenta da impiccamento”.
Sarebbe stata proprio la seconda ispezione cadaverica, disposta dal pm Gaetano Bono che riaprì il caso e ne dettò la riesumazione, effettuata dal medico legale Giuseppe Ragazzi, a fare emergere questi importanti particolari.
Angelo De Simone venne rinvenuto cadavere dalla madre che faceva rientro a casa, con un laccio stretto attorno al collo e appeso ad un piccolo gancio. I piedi di Angelo, che quel 16 febbraio indossava delle sneakers, toccavano perfettamente terra.
Sarebbero due, per l’accusa, i responsabili della morte di De Simone: uno Giancarlo De Benedictis, attualmente in regime di detenzione, dopo l’operazione antidroga “Bronx”, che ha visto l’arresto di altre undici persone, e che dovrà scontare una condanna non definitiva di 19 anni e 4 mesi di reclusione e l’altro Luigi Cavarra (collaboratore di giustizia), stroncato da un male incurabile nel 2018.
Secondo alcune fonti riservate, quello di De Simone sarebbe stato un omicidio legato ad una relazione sentimentale che la vittima avrebbe stretto con la compagna di uno dei due suoi assassini. A chiarirlo sarebbero le intercettazioni effettuate dal 2020 al 2021 nelle carceri di Cavadonna, Ragusa e Voghera. Intercettazioni sia ambientali sia telefoniche con dialoghi, a quanto pare, altamente compromettenti.
Un caso ingarbugliato quello della morte di Angelo De Simone che a quanto pare vedrebbe in campo anche un tentativo di depistaggio, in quanto molte persone ascoltare sulla vicenda negli ultimi due anni avrebbero cercato in qualche modo di impedire che si arrivasse alla verità dei fatti addossando le colpe a terzi.
Bocche cucite da parte della famiglia De Simone che in questo momento preferisce restare in silenzio, anche se mamma Patrizia ci confida tra le lacrime, dice: “Ero certa che quello di mio figlio non fosse un suicidio, ne ero certa“. E sui social, nonostante mantenga la riservatezza, si lascia andare ad una frase tanto telegrafica quanto incisiva: “Ci sono voluti 65 mesi ma adesso è arrivata l’ora della verità… L’unica che abbiamo sempre sostenuto”
Raggiunto telefonicamente da Siracusa Times, l’avvocato che segue la famiglia De Simone, David Buscemi, non si sbilancia: “Verso la fine di settembre, salvo cambiamenti, potremmo accedere al fascicolo e ovviamente la famiglia si costituirà parte civile“.
“Non possiamo ancora dire nulla – dichiara l’avvocato Buscemi – se non che c’è un avviso di conclusione d’indagini preliminari“.