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Mentre il Città di Siracusa festeggia la promozione. E’ “guerra” a mezzo comunicati tra lo Scordia e l’Igea Virtus

di Alessia Zeferino
13 Aprile 2015
Mentre il Città di Siracusa festeggia la promozione. E’ “guerra” a mezzo comunicati tra lo Scordia e l’Igea Virtus
 

calcioNews Siracusa: mentre per il Città di Siracusa è ancora pura festa per la promozione diretta in serie D scoppia un’amara polemica tra il Città di Scordia e l’Igea Virtus.

L’ultima giornata di campionato, infatti, ha regalato agli azzurri  l’accesso diretto in Serie D.

Il sorpasso sullo Scordia è giunto all’ultimo minuto facendo esplodere la gioia di una città intera.  Dopo tanti mesi in testa alla classifica sarebbe stata davvero una beffa dover ricorrere agli spareggi play off. L’Igea Virtus, invece, ha onorato il gioco del calcio, e dopo aver battuto il Siracusa nei minuti di recupero, lo stesso ha fatto con gli etnei bloccati sul pari addirittura al 99’ (il gioco era stato fermo per circa dieci minuti per soccorrere un calciatore locale). Il concomitante successo sul Catania San Pio X (2-0 in gol Contino e Fichera) ha regalato la promozione in quarta serie agli uomini di mister Anastasi.

Se a Siracusa si festeggia inizia una guerra tra il Città di Scordia e l’Igea Virtus. Al termine della gara sul sito ufficiale del Città di Scordia le parole sono amare e taglienti.

“Il sogno dell’accesso diretto alla serie D sfuma nei minuti di un incredibile e surreale finale di gara al D’Alcontres di Barcellona Pozzo di Gotto. Lo Scordia è in vantaggio 1-0 grazie alla rete realizzata da Bertolo allo scadere del primo tempo. Una punizione che non lascia scampo al portiere. La gara è stata interrotta per sette minuti per un improvviso malore al giocatore barcellonese Di Stefano che si accascia al suolo. L’ambulanza a bordo campo tarda ad entrare e così i primi a dare soccorso al giocatore sono i sanitari delle due squadre. Una corsa contro il tempo che fortunatamente si conclude bene con il giocatore che risponde agli stimoli e viene trasportato in ospedale accompagnato anche dall’applauso dei circa 500 tifosi scordiensi giunti con ogni mezzo. L’arbitro concede undici minuti di recupero. Si gioca in parità numerica. La gara sembra più non avere storia ma non per i giallorossi barcellonesi che premono in ogni modo per raggiungere il pareggio. Prima colpiscono il palo con Isgrò ed è un campanello d’allarme per lo Scordia che fatalmente, con Tarantino a terra al limite dell’area, becca ingenuamente il gol che rovina la festa ma non per i barcellonesi che esultano come se avessero vinto il campionato. Scene surreali. Malgrado il disperato forcing finale non cambia il risultato e la serie D passa nelle mani del Siracusa che riceve un regalo “atteso”. Le scene del dopo gara vissute sugli spalti fanno davvero male. Giocatori dell’Igea che vanno ad esultare sotto la loro tribuna, regalando le maglie, senza un briciolo di rispetto sportivo, in barba a qualsiasi regola non scritta dello sport che vuole innanzitutto il rispetto dell’avversario che sin li si era ampiamente meritata la promozione in D. Un accanimento oltre ogni limite, difficilmente spiegabile solo con l’attaccamento alla maglia e alle tradizioni calcistiche. 

Nessuna scusante per lo Scordia che ingenuamente ha ceduto nel momento in cui si doveva buttare palla in tribuna, ma questa squadra come ha dimostrato nel corso della stagione, non ha nel Dna l’antisportività e lo stesso vale per i suoi tifosi che non hanno mai smesso di tifare per la loro squadra senza mai tirare in ballo i tifosi barcellonesi che di cori anti scordiensi ne hanno inscenato un paio. Ma loro sono gli ultras, loro vantano una tradizione calcistica di tutto rispetto, loro possono permettersi di venire a Scordia e di entrare in tribuna senza un minimo di controllo e perquisizione. Loro sono la storia. Chi siamo noi? La risposta è tutta nella impressionante marea di gente scordiense pacifica che è giunta a Barcellona, perquisita di tutto punto dall’imponente sistema di pubblica sicurezza di polizia e carabinieri giunti anche da altri centri. Sequestrati tutti gli accendini, e le trombe per il tifo. Del resto non c’era nulla di così pericoloso se non qualche bottiglietta di acqua. A loro va il grazie sincero della società, triste per non avere potuto regalare il sogno della serie D, già compromesso ampiamente quando alla fine del primo tempo Ciccio Bertolo, colonna portante della difesa scordiense, è caduto nella provocazione di alcuni “motivatissimi” giocatori barcellonesi. Su segnalazione dell’assistente acese Carpinato, l’arbitro gli ha sventolato il cartellino rosso.

Della terna arbitrale preferiamo non parlare. Ci hanno accusati di piangere troppo e questa volta preferiamo non farlo.

Adesso bisognerà medicare le ferite e rialzarsi subito. I play off nazionali sono una opportunità per entrare in serie D dalla porta di servizio, ma non sarà certo facile. Intanto Natale Serafino ha concesso ai suoi ragazzi una settimana di riposo. I play off si giocheranno tra un mese con una squadra campana della costa sorrentina. La vincente che uscirà dal doppio confronto di andata e ritorno si sfiderà nella finalissima con la vincente tra Sicilia occidentale e Puglia.

Infine un’ultima citazione anche se non certo meritata per l’allenatore degli igeani, Raffaele. Alla vigilia aveva dichiarato: “Onoreremo l’impegno, non abbiamo mai fatto sconti a nessuno, né mai ne abbiamo ricevuto. Daremo il massimo per conquistare un risultato prestigioso, consci del valore della capolista Scordia, che qui si giocherà la serie D. Come spesso avviene nelle partite importanti, saranno decisivi gli episodi”. Affermazioni che non fanno una grinza. Peccato però che alla fine della gara il tecnico si sia letteralmente volatilizzato. Lo abbiamo cercato per stringergli sportivamente la mano ma i dirigenti igeani non ce lo hanno permesso. “E’ andato in ospedale a trovare il suo calciatore” ci hanno spiegato. Tranquillo Mister, se allenerà ancora l’Igea avremo modo di stringerle la mano quando verrà a Scordia, sempre se saremo ancora in questo campionato e lo faremo guardandola negli occhi a lei e ai suoi dirigenti e giocatori.

Nessun complimento al Siracusa per la vittoria del campionato. Non lo meritano.

Da oggi almeno sappiamo chi coltiva i veri valori dello sport e chi invece no e faremo di tutto per prenderne le distanze”. (dal Sito ufficiale dell’S.S.D Città di Scordia) 

Basta davvero poco per far accendere gli animi dei siracusani con la frase “Nessun complimento per il Siracusa…”.

Non tarda neanche la risposta dell’Igea Virtus nel proprio sito ufficiale: 

“Apprendiamo con rammarico che la nostra lealtà sportiva che ci ha imposto di batterci con onore fino all’ultima giornata di campionato non è stata apprezzata dai nostri avversari che, probabilmente, credevano di venire a Barcellona Pozzo di Gotto per la classica gita fuori porta con annessa festa grande. Ebbene no. Lo sport è un’altra cosa e, allo stadio D’Alcontres, tutto questo è emerso in tutta la sua forza. Una forza fatta di valori. Quello della maglia, anzitutto. Difesa con onore da tutti i nostri ragazzi che, malgrado le difficoltà, hanno imposto il pari all’ex prima della classe. Questo (è bene ricordarlo a TUTTI, nessuno escluso) dopo avere abbattuto qualche settimana addietro l’iridato Siracusa.
Oggi leggiamo, invece, con dispiacere e, cosa ancor più grave, sul sito ufficiale della SSD Scordia, un articolo che vorrebbe insinuare chissà cosa e che, vogliate scusarci, pochissimo o nulla ha a che fare con la cultura sportiva. Dispiace che lo stesso articolo sia presumibilmente stato scritto da un Ufficio Stampa che a Barcellona Pozzo di Gotto ha trovato adeguata ospitalità (se così non è stato, che ci smentisca pure).
L’articolo in questione (già oggetto di screenshot e consegnato al nostro legale di fiducia per le opportune valutazioni di natura civile e penale a tutela della nostra immagine), carico di insinuazioni nemmeno troppo velate e certamente poco eleganti, esalta la grande sportività del pubblico ospite (e fa bene, peraltro), ma taccia di antisportività l’esultanza dei nostri giocatori dopo la rete del pari. Ci venga spiegato il perché, se possibile, dallo sportivissimo redattore che evidentemente avrà scritto ancora in preda alla comprensibile emotività scaturita dalla delusione post partita.
Inoltre, è scritto: «Malgrado il disperato forcing finale non cambia il risultato e la serie D passa nelle mani del Siracusa che riceve un regalo “atteso”». L’affermazione in questione assume gravissima rilevanza poiché mette in discussione non soltanto la lealtà sportiva, ma anche e soprattutto l’immagine della nostra realtà (che vanta 17 campionati di Serie C e 31 di Serie D, appunto). Da noi nessuno si attendeva nulla, se non che facessimo a pieno il nostro dovere anche e soprattutto per il rispetto nei confronti della nostra gente che non è certamente venuta allo stadio per vedere una farsa, ma una partita di calcio.
LA NOSTRA COLPA ALLORA E’ QUELLA DI AVERE GIOCATO UNA PARTITA DI PALLONE COME SI DOVREBBE FARE NORMALMENTE IN UNO SPORT CHE SPESSO INVOCA VALORI PERDUTI?
Esultare è forse una mancanza di rispetto per l’avversario? Oppure, per dirla ancora con l’articolo in questione, «Un accanimento oltre ogni limite, difficilmente spiegabile solo con l’attaccamento alla maglia e alle tradizioni calcistiche», tanto per insinuare ancora chissà cosa…
Non capiamo francamente nemmeno l’attacco gratuito alla nostra tifoseria e quello alle forze dell’ordine che, sequestrando accendini e quant’altro, hanno semplicemente fatto il loro dovere, seguendo le vigenti normative.
Dice bene però l’Ufficio Stampa della SSD Città di Scordia quando racconta l’espulsione di Bertolo e parla di motivatissimi giocatori. In particolare, l’articolo recita: «alla fine del primo tempo Ciccio Bertolo, colonna portante della difesa scordiense, è caduto nella provocazione di alcuni “motivatissimi” giocatori barcellonesi. Su segnalazione dell’assistente acese Carpinato, l’arbitro gli ha sventolato il cartellino rosso». Non è dato sapere cosa intendesse il redattore dell’Ufficio Stampa, ma noi sappiamo che le motivazioni dei nostri calciatori sono legate alla difesa del terzo posto in classifica meritatamente conquistato sul campo e senza pretendere regali da nessuno (prova ne sia che, dopo la sconfitta in casa del San Pio X, siamo tornati a casa zitti, zitti). Le motivazioni dei nostri ragazzi risiedono inoltre nell’indossare ed onorare una casacca gloriosa come quella dell’Igea Virtus Barcellona.
Il clou dell’articolo è però l’attacco gratuito a mister Peppe Raffaele che, secondo la fantasiosa ricostruzione, si sarebbe vergognato di stringere la mano agli avversari. No, non è così. La verità è un’altra. Raffaele è stato tenuto negli spogliatoi dai suoi dirigenti dopo che qualche avversario, anche sotto gli occhi del guardalinee, lo ha affrontato a muso duro, minacciandolo di “andarlo a prendere fino a casa” e con altre espressioni che purtroppo poco hanno a che vedere con la cultura sportiva, tanto decantata dall’Ufficio Stampa avversario (a prova di quello che affermiamo, basti controllare le foto scattate dal nostro fotografo ufficiale e presenti sulla nostra pagina Facebook). Mister Raffaele non è scappato, come qualche giornalista ha insinuato con fare da tifoso negli spogliatoi. Del resto, un po’ minacciosa ci suona anche l’affermazione «Tranquillo Mister, se allenerà ancora l’Igea avremo modo di stringerle la mano quando verrà a Scordia, sempre se saremo ancora in questo campionato e lo faremo guardandola negli occhi a lei e ai suoi dirigenti e giocatori». Tranquillo, signor redattore, anche noi saremo lieti di stringere la mano ai nostri avversari, come abbiamo sempre fatto onorando lo sport e i suoi valori. E possiamo andare a testa alta e guardare negli occhi chiunque.
Giusto per tornare all’articolo in questione, i mancati complimenti al Siracusa si commentano da soli.
A prendere le distanze siamo noi, lasciando gli altri a coltivare nel loro orticello i valori in cui affermano di credere.
In chiusura, precisiamo che anche le numerose minacce e gli insulti giunti sulla nostra pagina Facebook saranno consegnati alle autorità competenti per le valutazioni del caso.
Con la presente intendiamo tutelare l’immagine di una società che non accetta lezioni di sportività e stile da nessuno. Precisiamo, inoltre, che non risponderemo a nessun’altra provocazione”.

Un tempo il calcio era sport. Uno sport dove c’era un vincitore e uno sconfitto. Uno sport il calcio che forse non tornerà mai più.

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