Un documento di 133 pagine sulle conclusioni sul depistaggio di via D’Amelio. Ad illustrarlo ieri pomeriggio all’Urban Center di Siracusa è stato Claudio Fava, presidente della commissione regionale antimafia, che ha approvato la relazione finale il 19 dicembre scorso. Presenti anche la vicepresidente della commissione Rossana Cannata e gli assessori Giovanni Randazzo e Fabio Granata.
Ad organizzare l’incontro è stato Andrea Buccheri, consigliere del gruppo “Democratici per Siracusa”, il quale ha moderato i lavori, sottolineando l’importanza di un documento che ha voluto far luce sul contesto in cui è maturato l’assassinio del giudice palermitano il 19 luglio 1992.
“La relazione – ha detto Buccheri – contiene tutti i passaggi e le menzogne di una vicenda giudiziaria ricca di contraddizioni per quello che è stato il più grande depistaggio della storia italiana, architettato per non giungere mai ad una verità finale su ruoli, mandanti e responsabilità della strage Per questo abbiamo intitolato l’appuntamento “Verità nascosta”.
A volere la strage – è stato detto durante il convegno – non fu solo Cosa Nostra ma anche pezzi deviati delle istituzioni Troppe verità nascoste, troppo tempo perso per far luce su una pagina oscura della storia italiana. Una vicenda di cui ancora si conoscono solo verità parziali. “Resta un vuoto di verità – si legge nelle conclusioni del documento – su chi ebbe la regia complessiva della strage e del suo successivo depistaggio. E quale sia stato, nel comportamento di molti, il labilissimo confine tra colpa e dolo, svogliatezza e intenzione, distrazione e complicità”.
Fabio Granata nel suo intervento ha rievocato le parole di Fiammetta Borsellino che, ospite due mesi fa al teatro comunale di Siracusa, disse: “Mio padre fu servitore prima inconsapevole ma negli ultimi tempi consapevoli di uno Stato canaglia”.