Una storia che ha commosso i militari che si sono trovati a operare in questa delicato scenario. La donna infatti, aveva iniziato una relazione con il compagno tunisino, conosciuto circa due anni fa nelle serre dove lavoravano insieme e nonostante la notevole differenza di età avevano iniziato una relazione e poi una convivenza. Da quel momento è iniziato l’incubo. Appena entrata in casa, ha dovuto lasciare il lavoro ed è stata costretta a rimanere rinchiusa ogni volta che il compagno era fuori. Niente telefono, niente visite, nessuna possibilità di uscire di casa da sola. Una finestra ed un balcone al secondo piano, dai quali era anche “vietato affacciarsi”. Una vera e propria prigionia. La situazione s’era ulteriormente aggravata dopo la nascita del figlio, quando sono diventati più frequenti anche i momenti di violenza fisica e psicologica nonché le minacce inflitte dal convivente per assoggettare la povera ragazza.
L’aguzziono marocchino, dopo i rilievi foto-dattiloscopici, è stato tradotto presso il carcere di Ragusa a disposizione del giudice, davanti al quale dovrà rispondere dei reati di sequestro di persona, maltrattamenti in famiglia, percosse e minacce aggravate e continuate.