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Siracusa. Tonnara di Santa Panagia, la Soprintendenza risponde all’impresa: “dichiarazioni infondate e diffamatorie”

di Redazione
1 Settembre 2016
Siracusa. Tonnara di Santa Panagia, prima lo stop ai lavori e ora il contenzioso, Melita Group: “la Soprintendenza risarcisca 4 milioni”
 

tonnara_-_siracusatimesNews Siracusa: “si ritiene indispensabile chiarire, e si spera definitivamente, tutte le infondate dichiarazioni espresse dall’impresa Melita Group, espresse nella conferenza stampa indetta giorni 31 agosto 2016” (leggi qui). Non tarda ad arrivare la risposta da parte della Soprintendente, Rosalba Panvini,  rivolta alla ditta aggiudicataria dei lavori  di restauro e sistemazione museale della Tonnara di Santa Panagia, fermi da mesi. Tutto comincia dalla risoluzione del contratto per i suddetti  lavori nei confronti della Melita Group, ritenuta non legittima e la Soprintendenza, intanto, dovrà vedersela con l’impresa aggiudicataria davanti a un giudice. Il privato ha contestato la qualità del progetto e la sua impossibilità di esecuzione poiché gran parte della Tonnara poggia su un costone roccioso a rischio crollo, tanto che la stessa Soprintendenza ritiene necessario il suo consolidamento. Le opere previste nel progetto, però, non sono sufficienti secondo l’impresa che ritiene a rischio la tenuta della struttura. Posizione dell’impresa evidenziata da una perizia giurata da parte di un professionista, sulla base di indagini che confermerebbero il fondamento di questa posizione.

“Il progetto degli interventi per il restauro e sistemazione della tonnara finanziato sul PO FESR 20017/2013, approvato in sede di conferenza speciale dei servizi indetta presso il Genio Civile di Siracusa, nel 2011, è stato appaltato nel 2013 e aggiudicato inizialmente alla ditta ESSE.DI.EMME costruzione Srl, con la quale venne sottoscritto il contratto di appalto il 16/07/2013. il 18 settembre 2013 dello stesso anno, la ditta Melita Group comunicava a questo ufficio l’acquisizione del ramo di azienda della predetta impresa, subentrando di fatto nell’esecuzione del contratto di appalto. La Melita Group, alla quale vennero consegnati i lavorati di che trattasi, dichiara nel pertinente verbale che :<<lo stato attuale del complesso è tale fa non impedire l’avvio e la prosecuzione dei lavori…>> e di non avere difficoltà o dubbiezze, di essere perfettamente edotta di tutti i suoi obblighi e di accettare con il presente atto la formale consegna per l’oggetto suindicato…>>. In quella frase – sostiene la Soprintendenza – si rinviava la consegna dell’area di cantiere per le opere di consolidamento a mare al fine di meglio verificare le condizioni dello stato dei luoghi, in virtù della delicatezza dei lavori. Dalle opere di consolidamento a mare fu accertata invece da parte del Direttore operativo la possibilità di procedere alla loro consegna, come previsto nel progetto originario; si pervenne pertanto alla consegna completa e definitiva di tutti i lavori”.

“Nonostante tali affermazioni e, in totali contraddizione con le precedente dichiarazioni rese – prosegue ancora nella nota la Soprintendente –  la ditta cominciò a lamentare una generale difformità dello stato dei luoghi, l’incongruità della categoria dei lavori previsti rispetto al computo metrico di progetto etc…proponendo una perizia di variante. In quest’ultima però non erano previsti interventi migliorativi che comportassero una diminuzione dell’importo originario dei lavori, bensì variazioni determinanti un sostanziale aumento dell’importo contrattuale, anche al fine di recuperare all’impresa de qua il ribasso d’asta offerto in sede di gara pari a 41,057%. Di contro, la direzione dei lavori aveva predisposto una perizia di variante compatibile con finalità d’intervento e invitava l’impresa purtroppo, invano,  a sottoscrivere il relativo schema di sottomissione, che è stato contestato dalla suddetta; essa piuttosto avanzava richiesta di ulteriori somme non approvate dall’amministrazione”.

“In merito alle dichiarazioni rese durante la conferenza stampa dalla Melita Group circa la pericolosità del cantiere per i lavoratori, va detto che il progetto era stato ammesso a gara completo di un piano di sicurezza redatto dalla stazione appaltante e, all’atto della stipula del contratto, la ditta presentò il piano operativo di sicurezza ai sensi del pertinente Testo Unico; Infatti se ci fosse stata carenza di documentazione corretta, i lavori non avrebbero potuto avere inizio”.

“Risulta falsa e priva di fondamento la dichiarazione resa dall’impresa circa la demolizione di edifici ricadenti all’interno del complesso oggetto degli interventi in quanto si trattava di porzioni di ruderi per i quali era prevista la riconfigurazione originaria come d’approvazione in sede di conferenza di servizi. In conclusione, ad avviso dello scrivente ufficio non può che rilevarsi un atteggiamento assolutamente ostativo da parte dell’impresa che, peraltro ha sempre disatteso tutti gli ordini impartiti dalla direzione dei lavori, compreso quello della realizzazione di opere idonee per la tutela e la salvaguardia del complesso monumentale. In considerazione di atteggiamenti poco consoni da parte della ditta che avrebbero determinato il rallentamento dei lavori, danni alle strutture e perdita  del finanziamento, la soprintendenza – conclude Rosalba Panvini –  ha messo in atto tute le procedure idonee per la rescissione del contratto e, nelle more di ogni ulteriore giudizio da parte degli organi competenti, ha intrapreso ogni attività utile al prosieguo delle opere anche facendo ricorso ad altra ditta che aveva partecipato alle fasi di gare per l’aggiudicazione del progetto”.

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