News Siracusa: se ne è parlato in maniera quasi assordante per tutta l’estate e dappertutto: sui giornali, sui social e in televisione. L’ideologia “gender” con annesse tesi e considerazioni a riguardo si è decisamente confermata argomento catalizzatore degli ultimi mesi, un tema virale che ha creato non pochi allarmismi.
Incomprensioni, fraintendimenti e tensioni, in un Paese forse un po’ troppo paranoico come il nostro, erano assolutamente prevedibili e, non per questo, affatto scongiurabili. Specie, se questo curioso e a quanto pare tanto disprezzato concetto gender, “intacchi” l’istituzione scolastica e l’ “indottrinamento” di bambini e ragazzi.
Nel giorno del ritorno sui banchi, infatti, moltissimi genitori si dicono timorosi di un’eventuale introduzione, a causa de “La buona scuola”, la riforma del governo Renzi sulla scuola che prevede l’introduzione di insegnamenti sulla “parità di genere” e la “prevenzione della violenza di genere” nelle classi di ogni ordine e grado, di lezioni, corsi addirittura promotori di improbabili comportamenti sessuali prematuri e, quasi certamente, omossessuali. Un allarmismo fondato sulla convinzione che, le espressioni prima citate, possano nascondere in realtà, l’intenzione di introdurre nelle scuole quella tanto paurosa “teoria del gender”, un’ideologia che, a detta dei più conservatori pare “negare la differenza fra i sessi e ridurle ad un mero fenomeno culturale”.
Dai tempi della “storiella” dei corsi di educazione sessuale che finirebbero per “insegnare l’omosessualità” ai più giovani, di acqua sotto ai ponti ne è passata parecchia ma, a fomentare inconcepibili tesi, tra la fine dell’anno scolastico 2014/2015 ed il periodo delle vacanze estive, pare essere stato un fenomeno, a dir poco inquietante. Molti genitori, ignari, hanno infatti visto recapitarsi messaggi tramite WhatsApp e/o Facebook apertamente contrari alla cosiddetta “offensiva” dei corsi gender nelle aule.
Attraverso la sottoscrizione di un documento congiunto, l’Associazione Stonewall GLBT Siracusa, il Forum Terzo Settore Siracusa (39 associazioni) e il Coordinamento Donne Siciliane contro la Violenza (19 associazioni in tutta la Sicilia), hanno deciso di “fare chiarezza”, rivelando “l’inconsistenza” di affermazioni che, in questi concitati giorni di apertura del nuovo anno scolastico, hanno suscitato tra genitori ed insegnanti tanto allarmismo e tensione verso l’ “inesistente” teoria gender.
“Vere e proprie bugie costruite ad arte – confermano i sottoscrittori del documento – diffuse su siti e testate on line di dubbia autorevolezza e su WhatsApp, attraverso messaggi allarmistici circa la possibilità di inserimento, nella riforma de “La buona scuola” del governo Renzi, di corsi gender, ovvero di corsi che prevedrebbero: l’omosessualizzazione degli alunni, nonché improbabili lezioni di masturbazione o travestitismo che indurrebbero i bambini, addirittura, a scegliere di cambiare sesso!”.
All’insinuazione secondo cui le disposizioni sarebbero state estrapolate da un documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, peraltro, arriva diretta, senza la minima perplessità, la risposta dei sottoscrittori: “Niente di più falso!”.
“La teoria e l’ideologia del gender non esistono – si legge così su un estratto del sottoscritto documento congiunto – esistono semmai gli “studi di genere” che sono ben altra cosa e che mirano a scardinare i cosiddetti “ruoli di genere” e che per intenderci e per semplificare rinchiudono maschi e femmine in “ruoli” specifici. Il ruolo di genere è ciò che, in base alla cultura, alle convenzioni sociali, alle convinzioni religiose ci si aspetta da un maschio o da una femmina in termini di comportamento. Ovviamente, essi variano a seconda del periodo storico, della cultura e dell’indottrinamento religioso ed influiscono moltissimo sull’insorgere di pregiudizi e discriminazioni”.
La strada per poter “educare” genitori ed “istruire” insegnanti a parlare di orientamento sessuale, identità e ruoli di genere ai proprio figli o alunni, sembra essere ancora lunga e in salita, eppure affrontare sinceramente tali delicati temi, potrebbe risultare determinante alla scoperta di una corretta chiave di lettura contro pregiudizi e violenza di genere e soprattutto all’onesta comprensione della propria identità.
“Educare alle differenze significa – si legge, a chiusura del documento congiunto – lavorare per la creazione di una scuola rispettosa di ogni diversità, dove nessuno possa essere insultato, deriso o escluso perché considerato appartenente al “sesso debole”, perché ha un colore diverso della pelle, perché non è cattolico, perché è diversamente abile, perché si sente attratto da una persona del suo stesso sesso o semplicemente perché viene ritenuto un diverso“.