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News Siracusa: ambizione, follia, eccesso. Una contesa tra fratelli stringe sotto assedio la città di Tebe.
Nello spazio angusto di una convivenza tra parenti, le “Fenicie” di Euripide è tragedia di “tragedie personali”. E’ una storia familiare a tratti brutale dove la guerra fratricida tra Eteocle e Polinice già presentata in “Sette contro Tebe” (leggi qui), segna l’apice di una serie ininterrotta di sventure.
Un Dio assetato di sangue? Il fato? Non è chiaro chi o cosa possa aver causato le torture subite da Edipo e la sua stirpe ma sul palcoscenico è un alternarsi di madre e figli, zio e nipoti che raccontano il proprio triste frammento di storia.
Giocasta imputa all’incesto involontario con il figlio Edipo le cause dei dolori e delle maledizioni sofferte. Divorata dalle angosce e dal senso di colpa, è sicura che le sventure dei figli siano una punizione per lei che li ha generati dal suo primogenito. Anche Creonte, non rispecchia del tutto l’autorevole statista dell’Antigone di Sofocle. Qui è disperato, accecato di dolore per la perdita del figlio Meneceo. E Polinice ed Eteocle, accecati d’odio, trovano la morte l’uno per mano dell’altro. L’irrequietezza nei volti, nelle parole e nei gesti sembra comunicare un disagio comune e profondo.
“Fenicie” torna in scena, al Teatro greco di Siracusa, dopo 49 anni dall’unica messa in scena del 1968. Un ritorno per la tragedia dalla dimensione familiare cui Euripide ha dato risalto proprio servendosi di un coro di donne straniere, le Fenicie. Le schiave inviate da Tiro al santuario di Delfi ma costrette ad interrompere il viaggio a causa della guerra in corso fra i Tebani comandati da Eteocle e l’esercito argivo guidato da Polinice, sono simbolo di una Grecia arcaica e di un mondo che conosceva la pietà.
Queste donne, testimoni straniere, sembrano appartenere ad un mondo distante da quello meschino che divora Giocasta e i suoi figli e dove l’indovino Tiresia si cimenta in profezie sacrificali. Il loro sapere, non irrompe sul corso della storia. Le Fenicie non parlano ai protagonisti, ma ispirano la platea a cogliere la vera essenza del “privilegio”: la pietà.
E’ una tragedia “umana” quella di Euripide e umano è anche l’adattamento del regista e attore Valerio Binasco, al suo esordio a Siracusa. “Quando dico ‘umanità’ – ha spiegato Binasco – intendo esseri umani con le loro tribolazioni le loro speranze, le loro paure… sempre le stesse. Anche se passano i secoli e i millenni. Cambiano gli dei, nel profondo dei cieli, ma non l’umanità che sotto allo stesso cielo si arrabatta per trovare un senso”.
L’allestimento scenico curato da Carlo Sala si distingue per lo spazio astratto che evoca la tensione di un racconto ripetuto tante e tante volte senza mai trovarne la giusta lettura. Un telo rosso fuoco copre interamente il palcoscenico, al cui centro si staglia un tronco bianco abbattuto su alcuni blocchi di pietra. Sul lato un pianoforte che detta i tempi scenici della tragedia e sul fondo, cinque tele bianche che conferiscono profondità e movimento all’intero ambiente.
Le Fenicie, spettatrici obbligate ad assistere alla tragedia di una famiglia che non ha più contatto col il vissuto eroico, si muovono nei colori invadenti del Teatro greco, quest’anno rinnovato. Nella cavea inferiore, uno scudo in legno che riproduce l’immagine dei gradoni in pietra tutela il Teatro dal calpestio degli spettatori e, allo stesso tempo, non lo nasconde all’occhio dei tanti ospiti. Una nuova progettazione scenografica che ha anche permesso di lasciare “a vista” l’anello esterno dell’orchestra.
Al termine dello spettacolo, una piccola sorpresa per il pubblico in platea. L’interpretazione in greco antico di un estratto dell’opera recitato da Raffaele Schiavo.
In scena grandi nomi del teatro e dello spettacolo, da Guido Caprino nei panni di Eteocle, Gianmaria Martini in quelli di Polinice e Isa Danieli nel ruolo di Giocasta ad ancora Giordana Faggiano (Antigone), Michele Di Mauro (Creonte), Alarico Salaroli (Tiresia), Simone Luglio (pedagogo), Matteo Francomano (Meneceo), Massimo Cagnina (araldo), Yamanuchi Hal (Edipo), Simonetta Cartia (prima corifea) e la pianista Eugenia Tamburri.
Il Festival 2017, con la direzione artistica di Roberto Andò, vedrà alternarsi sino al 25 giugno le tragedie “Sette contro Tebe” di Eschilo con la regia di Marco Baliani e “Fenicie” di Euripide diretta da Valerio Binasco mentre dal 29 giugno al 9 luglio, sarà la volta della commedia “Rane” di Aristofane con la regia di Giorgio Barberio Corsetti.