
News Siracusa: è stato aggredito lo scorso 8 aprile, un maestro di quarant’anni, davanti gli occhi dei piccolissimi scolari del plesso di via Algeri dell’istituto “Chindemi”.
Un’aggressione che non ha visto la fine, neanche dopo l’arrivo delle forze dell’ordine. Gli agenti, infatti, sono stati fronteggiati dagli aggressori ed è stato necessario chiamare i rinforzi per mettere fine alla lite.
Il docente è stato picchiato da cinque uomini, tutti parenti, che sono riusciti ad intrufolarsi indisturbati all’interno della palestra.
Il maestro è stato condotto all’ospedale “Umberto I”, dove è stato ricoverato in attesa di un intervento chirurgico programmato per il prossimo giovedì.
La rabbia della famiglia sarebbe stata scatenata da uno schiaffo che il maestro avrebbe dato alla figlia di uno degli aggressori, anche se questa versione sarebbe stata smentita dal Dirigente scolastico.
“Insegniamo da sempre ai nostri alunni che occorre farsi ragione con le parole, col dialogo, con gli esempi, con il sorriso – commenta il dirigente scolastico, Pinella Giuffrida – Tutti i giorni cerchiamo di insegnare ai nostri piccoli studenti che la libertà è un bene prezioso, che va utilizzato in maniera corretta, che va tutelato e che ha un limite: finisce dove inizia la libertà dell’altro.
A volte capita che i nostri insegnamenti restino lettera morta, non trovino nel tessuto sociale familiare un buon terreno fertile ove possano agevolmente attecchire.
E così capita – prosegue Giuffrida – che siano proprio i genitori a dimenticare che non possono piombare a scuola e disturbare le lezioni in qualunque momento, che le proprie ragioni, richieste, suggerimenti non possono essere esternate attraverso atti di aggressione verbale e fisica, che non si può entrare improvvisamente e furtivamente nel refettorio della scuola cercando un docente e immediatamente, dopo poche parole, aggredendolo, utilizzando le mani oltre alle parole.
Il trauma per docenti e i bambini di un’aggressione non è cosa da poco e posso comprendere come si possano sentire i docenti e le famiglie di tutti i piccini che frequentano la scuola di via Algeri.
E’ una scuola difficile – commenta duramente la dirigente – una scuola di frontiera, dove i bambini litigano per nulla, si offendono e usano le mani per farsi giustizia da soli. Per fortuna tantissime famiglie sono pronte a replicare i nostri insegnamenti a casa e curano i loro figli con affetto e dedizione. Proprio queste famiglie, insieme al corpo docente e al dirigente, sono preoccupate.
Da tempo chiedevamo la riattivazione del sistema di video-sorveglianza.
Mi chiedo e ci chiediamo – conclude Giuffrida – che i nostri appelli devono ancora rimanere inascoltati per molto tempo, mi chiedo se occorrono ancora altri atti violenti come questo per far capire al Sindaco e agli Assessori che la scuola di Mazzarona ha bisogno di progetti speciali, di forze speciali, di docenti speciali, di strutture speciali e di protezioni speciali per poter far crescere i ragazzi in maniera coerente e in sicurezza”.