“L’insediamento che la Società Elemata potrebbe realizzare alla Pillirina non è il solito villaggio turistico”.
A sostenerlo è Lealtà e Condivisione che espone punto per punto le ragioni.
“Primo, perché non potrà avere una destinazione turistica, in quanto non lo prevede il progetto presentato ed approvato dalla Sovrintendenza. Saranno case, sostanzialmente un residence, dal momento che si prevedono diversi alloggi vicini tra loro.
Secondo, perché sarà un residence per ricchi, per la posizione straordinaria e la vista mozzafiato, e si può star certi che per questo si intende utilizzarlo.
Terzo, perché è un sito immerso nella istituenda Riserva naturale della Penisola della Maddalena, quindi un luogo percepito come un bene comune, che tutti, siracusani e non, abbiamo imparato ad amare e sentire come nostro. Un bene comune che ora rischia di essere recintato e negato alla collettività.
Quarto, perché occuperà un’area dichiarata di importante interesse archeologico, nel 1971, dal Ministero della Pubblica Istruzione, e proprio lì, intorno alle future case, si estende “una delle più importanti necropoli preistoriche della Sicilia” ed insistono “innumerevoli fornaci per la calce di età romana”, come scrisse il Sovrintendente Voza ed è riportato nel secondo decreto di vincolo archeologico, nel 1983.
La Pillirina è come Vendicari. Per tutte queste ragioni ci suscita grandi perplessità il parere positivo formulato dalla Sovrintendenza, perché quel residence non è conciliabile con la tutela archeologica, paesaggistica ed ambientale del sito.
E sbaglieremmo, come Amministrazione Comunale, presto chiamata a pronunciarsi, se non prendessimo nella giusta considerazione tutti questi elementi e, soprattutto, l’interesse primario della collettività in quello che non è un tratto di costa qualunque, da privatizzare come (purtroppo) molti altri, ma è un bene comune.
Per la sua storia, che è la nostra, e per la sua bellezza, che è di tutti”.