
News Siracusa: si è tenuto ieri, presso il locale Moon di via Roma 112, lo spettacolo teatrale “La mafia è un’idea“, con la partecipazione di Laura Giordani e l’accompagnamento musicale di Mimmo Aiola. Sul palco attori e musicista, hanno guidato magistralmente il pubblico in una vicenda siciliana dai contorni farseschi. Lo spettacolo di ieri sera ha visto il contributo straordinario dell’attore siracusano Giancarlo Latina. Il tour che ha sancito il suo esordio presso il teatro Aurora di Siracusa il 6 Marzo, ha toccato Catania, Palermo, Ragusa, Modica, ancora Catania, poi Acireale e infine di nuovo Siracusa.
“La mafia è un’idea, un concetto, un’elucubrazione mentale, la mafia non esiste”.
Il talento del regista ed attore Massimmo Tuccitto è concentrato tutto in un’idea, tra risate e riflessioni, convincere il pubblico che la mafia non esiste. Un tentativo per infondere coraggio e consapevolezza critica negli spettatori. Una piece teatrale intelligente e stimolante che educa alla cultura ed alla legalità. Gli spettatori sono stati invitati a lasciarsi andare e a credere a tutto ciò che si sarebbe svolto sul palco. L’immedesimazione ha giocato un ruolo essenziale per vivere pienamente la magia che ha preso vita durante lo spettacolo.
Massimo Tuccitto che in quest’opera ha ricoperto i ruoli di autore, attore e regista ha rilasciato un’intervista alla nostra redazione.
– Ti chiederei la biografia ma ciò che vorrei davvero sapere è: com’è nata la tua passione per il teatro?
“Non mi definisco attore, autore o regista, mi definisco artista. Ho fatto l’artista perché non potevo fare altrimenti. Ho provato ad intraprendere carriere professionali diverse, per un periodo ho fatto anche il rappresentante, ma il richiamo del teatro ha prevalso. Poco più che diciannovenne avevo scritto «La mafia è un‘idea» ed ora eccomi 10 anni dopo a fare quello che più mi interessa: divulgare un messaggio che ritengo importante usando come mezzo quello che conosco meglio, l’arte. Il teatro rappresenta per me un mezzo, non un fine, e ci tengo a sottolinearlo”.
– Ho letto che ad ispirarti è stata la rivista “I Siciliani” di Giuseppe Fava, in che modo hai concluso che la mafia è un’idea?
“Giuseppe Fava è stato per me grande fonte di ispirazione, il genio di Fava e la sua sensibilità risiedevano nel suo lato di scrittore ed autore teatrale prima ancora che in quello di giornalista. La rivista «I siciliani», tramite l’uso dell’inchiesta, affrontava il fenomeno mafia come nessuno sino a quel momento aveva fatto. L’uso di una raffinata e sottile ironia, la dimestichezza con cui la mafia è stata ridicolizzata mi ha realmente ispirato. Credo sia come in fisica quantistica, se ti concentri che la bottiglia di birra che hai tra le mani non esiste più, quella bottiglia svanisce realmente. Se portiamo questo ragionamento alla mafia, proviamo ad osservare il fenomeno per quello che è e non per quello che ci hanno raccontato. La mafia che abbiamo visto nei film e nelle serie tv, ci porta ad affidarci a credenze sbagliate. Ed ecco che noi ci dobbiamo convincere che la mafia non esiste per poterla combattere, ogni qualvolta che le diamo importanza la fomentiamo, la facciamo crescere, le diamo forza e potere. Affrontare un tema serio in maniera ironica consente di arrivare ad un obiettivo ben preciso, liberarsi della mafia come realtà. Inoltre da Fava ho tratto la struttura dello spettacolo che si articola in uccisori, pensatori e politici, da questa ho preso spunto. Lo spettacolo tra l’altro fa ridere ed è molto divertente”.
– Oggi la situazione politica del nostro paese è spesso precaria, identifichiamo quel mondo come corrotto e crediamo che i meccanismi che si innescano di conseguenza siano profondamente viziati. Capita così di associare a volte lo Stato alla mafia. Tu che ne pensi?
“Assolutamente no. Credo che sia schizofrenico e profondamente errato fare un’associazione del genere. Sono convinto che si faccia spesso un uso errato ed improprio delle parole a livello lessicale. Le parole sono importanti. Mafia non è un aggettivo, non è «il comportamento mafioso», mafia è sostantivo, è l’associazione criminale «mafia». Anche nella quotidianità confondiamo alcuni atteggiamenti come mafiosi ma in realtà non lo sono. Ti faccio l’esempio del parcheggiatore abusivo che sistematicamente si avvicina dopo aver parcheggiato, quello che comunemente facciamo è di dare i soldi per paura che ci rovini la macchina e seppur si tratta della stessa paura che si cela dietro il pagamento del pizzo, in realtà il parcheggiatore non è un mafioso, ma piuttosto un uomo probabilmente disperato che non ha altre alternative. Anche io in passato ho commesso l’errore di reputarlo una minaccia, oggi per me è solo un uomo che chiede la carità”.
– Dicevi che hai scritto lo spettacolo ben dieci anni fa, oggi l’hai modificato rispetto all’originale?
“Certo. Ogni spettacolo è unico, ha vita propria. In realtà scrivo il copione ogni volta che andiamo in scena. Non capiterà mai di assistere a due spettacoli identici. Chiedo infatti agli attori che collaborano con me la massima flessibilità, devono tenere il passo ed assecondare la piega che prende quel giorno lo spettacolo in totale naturalezza e scioltezza. È chiaro che per un attore, soprattutto se si è formato presso l’Accademia italiana, non c’è niente di più complesso che fare in scena ciò che vuole. Capisco che il mio metodo non è semplice da seguire, infatti per gli attori ancorati alla recitazione tradizionale, e quindi più formale, costruisco la parte su misura e faccio in modo che gli altri personaggi ruotino attorno in maniera fluida”.
– Quali aspettative sono nate insieme al tour? Quali soddisfatte? Quali deluse?
Il tour è nato dall’esigenza di portare in quanti più posti possibili il messaggio che tanto mi preme divulgare. Il fine dello spettacolo è quindi prettamente pedagogico, con l’obiettivo di istruire e sensibilizzare su un tema, quanto mai discusso, ma a volte ermetico che può generare confusione. Le repliche sono state 14 e probabilmente ne faremo delle altre. In conclusione il tour è stato proprio come doveva essere e mi posso reputare molto soddisfatto. Ad ogni modo non posso negare che l’esigenza artistica è sempre presente ed ha motivato il tour tanto quanto il contenuto che abbiamo portato in scena”.
– Come ha reagito il pubblico?
“A proposito di questo il mio unico rammarico riguarda la mia città e i miei concittadini. Rispetto alle varie tappe del tour, i siracusani si sono rivelati assenti. Io ritengo che il teatro sia una realtà che debba essere conosciuta per crescere, naturalmente non è necessario guardare i miei spettacoli, l’importante è cercare di conoscere questo bellissimo mondo. Gli spettatori più calorosi si sono rivelati i ragusani ed i palermitani. Il teatro di Ragusa era stracolmo e la gente ha pagato nonostante potesse assistere allo spettacolo solo da fuori o dalle scale”.
– Ti ringranzio per la tua disponibilità e ti lascio con un’ultima domanda. La prossima opera in cantiere?
“Il 28 aprile inizierà il nuovo progetto di ricerca che diventerà poi spettacolo. Il titolo è “Africa the project” e la prima si svolgerà presso l’Istituto Filippo Juvara di Canicattini”.
Di seguito, l’introduzione video allo spettacolo.