Notizie a Siracusa: è una donna. Ha settantanove anni. E’ ferma dentro la sua autovettura con lo sguardo fisso dal parabrezza verso il mare. Bastano pochi secondi per girare la chiave e mettere in moto la macchina, una Fiat 600 di colore blu. Il piede scivola veloce sull’acceleratore e lo pigia in maniera irrevocabile. Un tonfo. Le urla di chi vede la scena. L’autovettura, con all’interno la conducente, scivola veloce dentro l’acqua. E’ quello che accade presso lo Sbarcadero Santa Lucia nella giornata di ieri. Senza pensarci troppo sopra, dopo aver sentito il tonfo, due uomini che si trovavano sul pontile iniziano a correre e si gettano, rapidamente, in acqua.
È Angelo Formisano, pescatore e Orazio Felpis, rocciatore disoccupato. Nonostante l’acqua non sia altissima l’autovettura inizia a inabissarsi.
“D’impatto, guardandola da dietro – afferma Formisano – credevo si trattasse di una bambina. Ai nostri occhi, infatti, si è presentata una figura femminile esile, con i capelli lunghi e lisci. Ho pensato a una bravata, magari una ragazzina che aveva girato la chiave nella macchina del papà”.
Iniziano, così, secondi tanto veloci quanto concitati. Angelo e Orazio sono in acqua, tentano ad avvicinare alla banchina la macchina che per la velocità con la quale è caduta in mare comincia ad allontanarsi. Danno inizio a un dialogo con la signora.
“Le dicevamo di aprire le portiere – dice Felpis – ma ogni tentativo era inutile. Nonostante le nostre parole, le nostre urla e la nostra presenza, la donna fissava immobile, dal parabrezza della macchina che sprofondava in acqua, il vuoto. Sembrava incosciente ma convinta, allo stesso tempo, di compiere un gesto estremo. Le uniche parole uscite dalla bocca della donna, con un filo di voce, sono sostate <lasciatemi morire, voglio morire>”.
“Il finestrino dell’auto – prosegue Felpis – era leggermente abbassato così sono riuscito a inserire la mano all’interno dell’abitacolo per riparare il volto della donna dalle schegge nel momento in cui ho frantumato il vetro con un mazzuolo lanciato dalla banchina”.
“Siamo stati aiutati anche dall’acqua” – aggiunge Formisano. “Nonostante la resistenza della donna, che restava salda con le mani strette nello sterzo – afferma il pescatore – la forza dell’acqua ha permesso al corpo di essere sollevato facilitandoci nel momento in cui l’abbiamo sottratta al peggio dal finestrino”.
Non appena i due uomini hanno sottratto al mare e alla volontà di compiere un gesto estremo, il corpo della 79enne, la stessa, ormai sulla terra ferma, dimostrava la fermezza di non voler essere stata salvata continuando ad affermare di volerla fare finita.
In città, da ieri, i nomi di Angelo e Orazio rimbalzano tra chi li definisce “angeli” e chi dei veri e propri “eroi”.
Loro, però, davanti a questi appellativi sorridono. “Sono parole davvero troppo grosse” – afferma Felpis, mentre Formisano dice: “non è né la prima e non sarà neanche l’ultima volta che accadono cose di questo tipo”.
Lo stesso Formisano, infatti, ci racconta di aver cercato di trarre in salvo degli uomini finiti con la propria imbarcazione contro alcuni scogli circa due anni addietro.
“Ero in servizio, quando alle ore 23 – prosegue il pescatore aretuseo – ho ricevuto una chiamata che mi avvertiva di una barca finita sugli scogli. Sono salito subito sul mio gommone insieme con un amico, arrivando nel luogo, però, abbiamo solo potuto costatare il decesso degli uomini”.
“Non siamo degli eroi – afferma convinto Felpis – abbiamo solo fatto il nostro dovere. E’ successo ieri con la signora ma poteva succedere in qualsiasi altro momento e poca differenza avrebbe fatto se dentro ci fosse stato un essere umano o un animale. Sapevamo solo di doverlo fare e di non dover perdere assolutamente tempo. Un solo secondo in più, a nostro avviso, rischiava di fare in modo che si consumasse una vera e propria tragedia”.
“Ci abbiamo provato – continua il rocciatore – e ci è andata bene”.
Angelo, pescatore, e Orazio, rocciatore, non è la prima volta che “intervengono” insieme. Era in 4 agosto del 2014 quando un’automobile, forse priva di freno a mano (nella foto), scivolava in acqua sempre presso lo Sbarcadero Santa Lucia. I primi a intervenire furono proprio Orazio e Angelo che cercarono di sollevare, per quanto possibile, l’automobile poiché la presenza di un seggiolino per bambini, nei sedili posteriori, li aveva messi in allarme di un’ipotetica presenza dentro l’auto.
Mentre Formisano dice che se dovesse incontrare la signora le darebbe un affettuoso abbraccio Felpis afferma di aver chiamato, ieri, l’ospedale per accertarsi delle condizioni della signora perché era davvero preoccupato per lei.
“La nostra grande felicità – affermano i due uomini il giorno dopo dal tentato suicidio della donna – è quella di aver salvato una vita umana”.
Tornando a casa la figlia di Angelo Formisano, che mette al primo posto dei valori della vita la propria famiglia, l’ha guardato con gli occhi pieni d’amore esclamando, preoccupata: “papà, ma lo sai quanti anni hai?”. La risposta del padre per chiudere la discussione velocemente è stata, accompagnata da un sorriso e da una bugia a fin di bene: “ventotto anni”.
Per Orazio Felpis, il rientro a casa, è stato l’accoglienza dei figli che, dopo averlo visto in televisione, hanno incoronato il proprio papà, il loro unico super eroe.
Angelo e Orazio s’incamminano vero il molo. Un pescatore e un rocciatore che hanno unito le proprie forze fondendo l’amore per il mare e quello per la terra salvando la vita di una donna disperata. Magari, come affermano loro, non saranno “angeli” e neanche “eroi” ma ieri hanno dimostrato sicuramente di possedere un grande senso civico unito alla giusta sensibilità.