“Circondare il campo, inveire contro i lavoratori accampati, incitare all’odio per un episodio assolutamente innocuo è la conseguenza di un clima velenoso e assolutamente ingiustificabile”.
Queste le parole del Presidente di Arci Siracusa, Simona Cascio su quanto accaduto ieri a Cassibile.
Un episodio che ha visto un immigrato della baraccopoli del posto, girare nudo per la strada. Episodio che però ha suscitato l’ira dei residenti.
Ma su questo Simona Cascio è chiara: “non accettiamo che i migranti e gli abitanti di Cassibile vengano strumentalizzati per alimentare polemiche e contrasti. Lo stato abitativo dei lavoratori di Cassibile è un problema politico che non nasce oggi e che denunciamo da anni, si ripete ogni anno e senza mai soluzioni strutturali. Il problema parte dall’incapacità di chi ci governa, a tutti i livelli, di risolvere strutturalmente questa enorme discriminazione. I ragazzi che abitano lì infatti sono lavoratori, vivono in condizioni poco sopportabili, hanno storie complicate e sono oggetti di un odio e di una rabbia che non meritano. Lavorano sotto lo scacco di caporali e padroni locali che sfruttano la loro manodopera senza nessuna garanzia o tutela lavorativa e lucrano alle loro spalle. Hanno lavorato anche durante l’emergenza sanitaria, quando il mondo era fermo, affinché il cibo continuasse ad arrivare sulle nostre tavole, rappresentano un pezzo importantissimo della nostra economia e della comunità multietnica di Cassibile”.
Al Presidente di Arci Siracusa non interessa parlare dell’episodio di ieri mattina, né di quanto avvenuto perché “questo non può giustificare in alcun modo una reazione e una tale strumentalizzazione. Quello che è successo ieri, la rabbia che abbiamo visto, mette in luce un problema di cui tutte e tutti noi eravamo consapevoli”.
Sulla condizione di questi migranti, sostiene Simona Cascio “non si può più temporeggiare, non si può più tamponare il problema. Se questo si presenta ogni anno non può essere chiamato emergenza, non può essere una sorpresa, non può essere affrontata con soluzioni temporanee, lasciando sola l’intera comunità di Cassibile”.
Da tempo sarebbero infatti disponibili i container ad uso abitativo ma sottolinea Cascio “bloccati a causa di lungaggini burocratiche incomprensibili, e rimangono fermi e inutilizzabili.
Niente di tutto questo è però accettabile, specie se i tempi d’ufficio o lo scarico di responsabilità si ripercuotono sulla pelle dei ragazzi che lavorano a Cassibile.
L’episodio di ieri mette davanti agli occhi di tutti un problema enorme ma risolvibile, basterebbe avere il coraggio e la volontà politica di farlo.
Tutti, a partire da chi ci amministra a livello locale, regionale e nazionale fino a chi rappresenta lo Stato nel nostro territorio, hanno la responsabilità politica e umana di creare delle soluzioni, di dotarsi degli strumenti giusti- lavorativi, abitativi e culturali- perché sia garantita una vita degna e nessuno si senta più solo e abbandonato dalle istituzioni”.