News Siracusa. «Non ci sono parole per commentare le due lettere che portano la firma rispettivamente dei medici dell’ospedale Di Maria di Avola e del Covid team di Siracusa con cui si denuncia la ancora esistente promiscuità tra pazienti normali e quelli da Coronavirus».
Queste le parole di Roberto Alosi, segretario generale della Cgil di Siracusa che commenta il documento inviato dai medici Paolo Bordonaro, Giuseppe Capodieci, Antonino Bucolo e Rosario Di Lorenzo, all’Asp di Siracusa.
Il team di medici, diventato operativo al posto del direttore sanitario Giuseppe D’aquila, spiega nel documento come molto spesso sia impossibile garantire la sicurezza dei pazienti.
«Purtroppo i documenti dei medici non fanno altro che confermare quanto la Cgil aveva – sottolinea Alosi – pronosticato agli inizi di marzo, quando si era rivolta alle istituzioni locali, senza avere alcun ascolto, tanto è che a metà marzo si era rivolta alla Procura che ha aperto un’inchiesta. Oggi si paga, in termini di sicurezza della salute, il prezzo dei ritardi con cui sono stati adottati accorgimenti anticontagio; accorgimenti che peraltro avrebbero bisogno di ulteriori migliorie«
«Per quanto riguarda l’Umberto I dove stando a quanto riportato dal Covid team – aggiunge Alosi – ci sarebbero alcune aree promiscue, mentre al Di Maria non è finora stata effettuata alcuna separazione dei locali da dedicare ai contagiati o sospetti contagi. Eppure sarebbe bastata un po’ di umiltà da parte dell’Asp nel riconoscere le proprie difficoltà, non contemplando minimamente di potersi rivolgere a chi ha decennale esperienza in tema di emergenza, come Emergency».
«E mentre due vertici ospedalieri vengono affiancati da due professionisti inviati dalla Regione (piuttosto chiari i motivi di tale manovra) – conclude Alosi – pare proprio sgretolarsi la gestione dell’Asp riguardo il Covid 19. E dire che tutto questo si poteva evitar».