News Noto. Si tratta del quinto spettacolo in cartellone per la sezione Palco centrale/ Non solo Classici. Dopo il successo ottenuto nei più importanti teatri italiani al “Tina di Lorenzo” arriva il “Riccardo 3 l’avversario”, di Francesco Niccolini.
«La terapia/psicodramma ha inizio – si legge sulle note di regia – la corona passa da una testa a un’altra, la ghigliottina si abbatte feroce, le campane suonano a festa o a morto, mentre un corvo si aggira, come se quel luogo gli appartenesse. E soprattutto, c’è un’iniezione che incombe come una spada di Damocle. O piuttosto di Richmond, in questo caso. In un luogo pieno di fantasmi, rivive la vicenda di Riccardo di Gloucester – il malvagio più malvagio, ma al tempo stesso più terribilmente simpatico mai creato dal genio umano – e dei suoi omicidi seriali, ma, al momento del gran finale, giusto un istante prima della morte («Un cavallo, un cavallo, il mio regno per un cavallo!») Riccardo risorge dai suoi peccati e con il suo ultimo monologo visionario si congeda, accoglie la liberazione che gli giunge non dalla spada di Richmond ma dall’iniezione che gli viene somministrata: sedato, ridotto alla passività. È l’inizio del recupero o la fine della speranza? È solo questione di tempo oppure quella iniezione è una conquista che permette la liberazione definitiva dal male? Parafrasando Macbeth e il suo «Tomorrow and Tomorrow and Tomorrow», a noi resta soltanto un
«Forse e Forse e ancora Forse». L’unica cosa di cui siamo sicuri è che ora il protagonista – dopo aver riconosciuto il sangue versato – è annichilito.
Tutto sommato non è nemmeno così importante essere sicuri chi è il medico, chi l’infermiere e chi il paziente, o se si tratta di diversi criminali coinvolti nello stesso esperimento: sembrano più le due identità di una stessa persona. Uno l’avversario dell’altro. Quella corona, per cui tutto questo è accaduto, nella storia, in teatro e nella vita, ora giace abbandonata. Sul letto da ospedale o sul palcoscenico: in qualunque angolo di questa stanza dedicata alla somministrazione del dolore. Lo spettacolo è finito. L’unica cosa che può sopravvivere a tutta questa devastazione è solo il Teatro, con i suoi fantasmi. E tutti i suoi illusori forse. (Francesco Niccolini, Stefano Randisi ed Enzo Vetrano)».