In un momento di panico e terrore dove le fake news stanno generando solo confusione abbiamo ritenuto fare chiarezza su un incontro, più volte nominato, avvenuto all’interno del Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi, tra una delegazione di coreani dell’Istituto di Cultura in Italia, il compianto direttore Calogero Rizzuto e alcuni funzionari in data 28 febbraio. Incontro che, ci viene sottolineato, si è svolto all’interno dell’auditorium del “Paolo Orsi” attenendosi alle raccomandazioni igieniche e mantenendosi ad una distanza interpersonale di almeno un metro.
Grazie ad una lunga telefonata, avvenuta ieri, possiamo finalmente porre fine ad una sterile polemica che non vede i coreani come untori di Coronavirus.
Dopo l’incontro avvenuto, ci viene spiegato, la delegazione asiatica composta da tre persone è partita per far rientro chi in Corea e chi (una persona) a Roma. Il giorno successivo all’incontro (ndr. il 29 febbraio, impossibile imputare la colpa alla delegazione coreana visti i tempi di incubazione) il direttore Rizzuto accusava già febbre e chiariva la sua impossibilità a partecipare ad un incontro per la realizzazione di un progetto. Sentito telefonicamente fino al 4 marzo il direttore pensava di poter tornare nel suo ufficio il lunedì’ successivo. Cosa purtroppo non accaduta in quanto la situazione è iniziata a precipitare fino ai fatti noti a tutti.
Chi ha partecipato a quella riunione e si è messo in contatto con noi ci ha riferito di aver chiamato subito il numero verde dedicato, cosa che aveva fatto lo stesso Rizzuto visto il viaggio che lo aveva portato la settimana precedente in Toscana, e di essersi accertato anche dello stato di salute della delegazione che ormai rientrata in patria ha confermato di stare bene e di non accusare nessun sintomo attribuibile al COVID-19.
La delegazione della Corea non è stata quindi untrice e sta bene trascorso il periodo di incubazione. Era giusto chiarire una situazione che stava generando ancora più ansie di quante ce ne siano già visto il duro momento che stiamo attraversando.
(ph. Francesco Messineo)