Siracusa. “Prima gli italiani” è lo slogan della campagna leghista per le politiche del 4 marzo. Il partito si è presentato con un contrassegno elettorale nazionale, come “Lega”, senza Nord, e l’obiettivo, “Salvini premier”, esplicitato nel simbolo. Una svolta per un partito che, in vista delle imminenti elezioni, punta a governare il Paese con un programma diverso, con una squadra di soggetti pronti ad affrontare la sfida. Come sostiene Leandro Impelluso, responsabile della “Lega Salvini Premier” a Siracusa, durante una manifestazione organizzata ieri mattina nella sala dell’hotel “Parco delle Fontane” di fronte a una piccola cittadinanza attenta.
Tra le tante voci ascoltate quella della blogger Patrizia Rametta che ha moderato il dibattito tra i vari attori di questa giornata. Ospiti sono stati Angelo Attaguile, responsabile Regionale delle Lega, insieme a Paolo Becchi professore ordinario di Filosofia del diritto nel Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Genova e l’europarlamentare Marco Zanni. Entrambi, hanno condiviso insieme una precedente esperienza all’interno del Movimento 5 Stelle, poi con il tempo abbandonata.
Marco Zanni è responsabile di diverse commissioni all’interno del governo di Bruxelles, in particolare di stampo economico. Proprio su questo l’europarlamentare ha spiegato come tante scelte di Bruxelles si impattano in maniera negativa nella vita di ogni giorno, su tutti gli italiani. A cominciare dal settore agroalimentare, dice Zanni con il suo discorso dal titolo “Quale futuro per il made in Italy in gabbia dell’Unione Europea?”. La recente “fake news” sui pomodorini del Camerun venduti a Pachino, la vendita libera e a buon mercato dell’olio tunisino, come nel passato delle famose arance del Marocco. Sono esempi alla portata di tutti, e sono tante piccole lezioni spiegate da Zanni su come lo strapotere di Bruxelles, legate a scelte delle lobby delle grandi multinazionali degli altri Stati stranieri, ai danni del nostro Paese riconosciuto in tutto il mondo con il brand “Made in Italy”. Ma una soluzione esiste ed è scegliere una squadra di italiani efficiente che porti in Europa le proprie condizioni e non che invece stia alle condizioni di altri, una scelta possibile con i risultati delle prossime elezioni politiche.
Si cambia registro, anche se di poco, con il professore Paolo Becchi. Il professore collabora con diverse riviste accademiche e non. È editorialista di Libero e ha un blog sul Fatto online. Di recente ha introdotto nel discorso politico la categoria del “sovranismo”. Argomento che è stato riproposto anche in questa giornata, “Sovranismo o globalismo, quale scelta per l’Italia?”. Il docente di filosofia del diritto, un tempo “ideologo” dei Cinque Stelle ha detto oggi che: <<In questo evento organizzato dalla Lega, in vista delle imminenti elezioni politiche, il compito che mi sono prefissato oggi è di vedere con voi il panorama politico complessivo facendo però un excursus del passato, perchè siamo giunti qui, grazie o purtroppo, a una serie di avvenimenti>>. Sul suo discorso molto acceso e vivace di fronte al pubblico, Paolo Becchi ha parlato di sovranità e globalismo: <<Vogliamo un centralismo – ha detto – che vuole coesistere con il riconoscimento molto ampio alle autonomie locali. E’ il globalismo e non il sovranismo che è contrario al localismo. Contro lo strapotere delle oligarchie di Bruxelles e della finanza globale cosa resta se non quel residuo di democrazia che ancora troviamo negli stati nazionali. La globalizzazione dei mercati ha bisogno di Stati privi della sovranità, per conservarsi e riprodursi[…] Una sovranità debole, che si oppone a una sovranità forte, invasiva e leviatanica; solo essa può conciliare quello che sino ad oggi sembrava inconciliabile: sovranità nazionale e federalismo. Questo è il progetto politico di cui ha bisogno oggi il nostro Paese, per tentare nella prossima legislatura una riforma in senso politicamente federale dello Stato. Non è vero che l’Italia non ha bisogno di riforme>>. Poi, il professore Becchi ha concluso: <<L’Italia ha bisogno di un nuovo Risorgimento, ma non come quello di un tempo calato dall’alto “garibaldino”, abbiamo bisogno che non arrivi dal Nord ma è reticolare e questo risorgimento grazie alla Lega che diventa nazionale è possibile>>.
La lega è ritornata con la forte consapevolezza di aver cambiato i rapporti con il Sud, pronta a portare una svolta con le prossime elezioni politiche del 4 marzo e il suo leader Matteo Salvini, candidato premier. Con Forza Italia e il centrodestra che consolidano il trend di crescita del voto in Sicilia, anche la Lega dal canto suo cresce come singolo partito e lo fa con una voce diversa. E’ una voce di un partito sdoganato dal passato che oggi vuole cancellare negli altri quel pregiudizio di un partito ai margini del Nord in Italia e che oggi si trova a Siracusa per promuovere il voto alle elezioni.