L’ex Provincia di Siracusa è finita ieri sera sotto i riflettori della trasmissione d’inchiesta, Report, condotta da Sigfrido Ranucci.
Il buco del bilancio, il dissesto, gli anni della crisi, i lavoratori senza stipendio, scuole e strade che crollano.
Si potrebbe riassumere così, quanto emerso dall’inchiesta condotta dal giornalista Bernardo Iovine che ha fornito un racconto lungo e dettagliato su una delle tante province fantasma.
Tutto ebbe inizio con la «riforma Giletti», così chiamata perchè l’ex governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, il 3 marzo del 2013 annunciò in una trasmissione televisiva, la sua idea di abolire le province.
Dalle parole ai fatti passò soltanto un giorno e il 4 marzo 2013 con una legge, Rosario Crocetta abolì le province e istituitì i Liberi Consorzi Comunali.
«La provincia non serviva a niente – spiega Crocetta ai microfoni di Report – salvo alla manutenzione di strade provinciali e a dare i contributi ai piccoli comuni per le fiere paesane e le sagre. Ma la manutenzione delle strade non la possono fare i Geni Civili? Oppure l’Anas attraverso accordi specifici? La gestione delle scuole non è meglio passarla ai Comuni?».
L’ex provincia di Siracusa, a distanza di sette anni, è rimasta ancora «senza testa», con alla guida un altro commissiario.
Il motivo? Le elezioni continano ad essere rinviate e nelle province non è cambiato nulla.
A Siracusa fino ad oggi si sono alternati 9 commissari. L’ultimo nel 2018 ha dichiarato il dissesto finanziario dell’ex provincia perché l’Ente non aveva più trasferimenti attivi dallo Stato e non poteva garantire manuntenzione ordinaria di strade e scuole.
Il Libero Consorzio Comunale di Siracusa ha intanto accumulato debiti con tutte le 23 scuole della provincia e con le cooperative di Siracusa che hanno crediti per un milione e seicento mila euro.
Ad oggi le ex province siciliane, compresa quella di Siracusa sono bloccate perché le elezioni continuano ad essere rimandate, mentre tra le fazioni politiche di destra e di sinistra si crea un fronte comune e unico che vorrebbe il ritorno dell’ex provincia con elezioni dirette.
La legge Del Rio, però, prevede soltanto elezioni di secondo grado.
Tra rinvii e casse delle ex provincie in profondo rosso, in gran parte della Sicilia continua a regnare il caos e a farne le spese sono sempre i servizi essenziali che non possono essere garantiti.
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