News: cinema di massa e cinema d’avanguardia, due facce della stessa moneta. Una volta le spalle all’altra. Da una parte la coerenza e la scontatezza di una trama, dall’altra l’imprevedibile unito all’incomprensibile. Il cinema dei multisala che riempie le pance e gli occhi dello spettatore con grasse risate o pianti a dirotto, l’avanguardia che terrorizza e svuota le sale, solo i più preparati resistono.
Si verificano momenti importanti nella storia del cinema dove massa e avanguardia coincidono e accontentano critica e pubblico. E il caso vuole che sia un film d’animazione a produrre questo “miracolo”. Parliamo di Inside Out, nuovo gioiellino della Pixar (casa di produzione cinematografica specializzata nella computer grafica) giunta alla sua quindicesima creatura, da quel primo grande capolavoro che fu Toy Story. Quella volta i giocattoli erano vivi e parlavano, ma ognuno con una personalità propria, pronti ad affrontare l’inevitabile dilemma sulla loro utilità come oggetto, momento cruciale della loro esistenza.
In questa nuova sfida la Pixar, racconta quel delicato momento della vita quando “si cresce”, quando si abbandona l’infanzia e si affronta l’adolescenza. I protagonisti sono le emozioni di un’adolescente, Riley, che affronta un trasferimento con la famiglia dal Minnesota a San Francisco. Gioia, Tristezza, Rabbia, Disgusto, Paura vivono dentro Riley, loro rappresentano la mente umana e tutto ciò che succede quando, semplicemente, viviamo.
Le emozioni nel film guidano la giovanissima Riley nella percezione del mondo, i suoi ricordi del passato, e il suo giudizio morale rispetto a ciò che è giusto o sbagliato. Ma è la Tristezza, insospettabile protagonista, a prendere il controllo della mente di Riley, influenzando anche le memorie del passato, aspetto cruciale nel film. Perché guida Riley a riconoscere i cambiamenti che sta attraversando e, quindi, a prepararla a sviluppare cambiamenti nella sua identità.
Le emozioni guidano la nostra vita socialee i rapporti interpersonali e la Tristezza, spesso considerata per aspetti come l’inattività e la passivitàcome il buffo personaggio che la rispecchia, è in realtà il motore che unisce le persone che stanno rispondendo a una perdita. Inside Out, così, diventa un momento per offrire nuovi spunti a teorie sociali. In un immaginario di increbilie bellezza che è la mente di Riley, si esprimono nozioni di psicologia e neurocoscienza rappresentata dai colori, e dai buffi personaggi in cui banbini si divertono e, tuttavia, riescono a convincere i loro genitori a tenere fissa l’attenzione sullo schermo.
La Pixar compie l’impossibile, tenta cioè di superare se stessa, con un cinema che guarda innovativo, questa volta, dentro i complessi meandri della mente urmana, volgendosi verso un pubblico di generazioni distanti, eppure unite dall’incredibile emozione del cinema d’animazione, ludico e irriverente, gioioso e paradossale, bizzarro e accattivante.