L’Italia del cinema si riscopre con Matteo Garrone nel suo nuovo lavoro Il racconto dei racconti presentato di recente al Festival del cinema di Cannes. Non ha convinto nè i francesi nè la giuria, quindi, niente premi per quest’anno. Se per questo a nessun film/regista italiano in concorso (Paolo Sorrentino e Nanni moretti) ha ottenuto riconoscimenti, nonostante Garrone conoscesse il successo a Cannes con suoi film Gomorra e Reality, nonostante Moretti sia stato applaudito per venti minuti dopo la priezione di Mia Madre oppure ancora Paolo Sorrentino con Youth – La giovinezza, l’unico regista italiano, dopo Benigni, che negli ultimi anni ha vinto un oscar (ricordare “La Grande Bellezza”).
Ma questa volta si cambia genere e forse il fantasy oggi stanca. Si, perché di fantastico c’è già tanto da vedere, si pensi alla vastità del repertorio cinematografico inglese e americano, per non parlare delle recenti serie televisive. Come può quindi convincerci un regista italiano come Garrone con il suo ultimo racconto?
Il racconto dei racconti crea un gioco di specchi, una visione ingannatrice che può generare pareri parecchio discordanti. Si delineano schieramenti opposti all’uscita dal cinema: chi penserà subito a una copia sbiadita del sopra citato genere cinematografico e perlopiù made in italy, con pochi effetti speciali, e quindi logicamente scarso. C’è chi reclamerà i soldi del biglietto per un inganno tratto del regista che ha deluso le aspettative rispetto ai precedenti lavori, e ancora chi da buon cinefilo o critico andrà oltre l’esteriorità del film e potrà apprezzarlo.
E’ un po’ il problema dello spettatore italiano che guarda il cinema italiano, fossilizzato da tempo nei confronti di un sistema di intrattenimento scarso e ridacchione, che rifiuta contenuti e punti (e anche spunti) di riflessione.
Garrone nel mezzo di rimandi felliniani, momenti di eros, orrendi orchi e incantesimi, manda un chiaro messaggio al pubblico: mantenere alto il meglio dell’Italia. In prims, per le location, notando le scenografiche e reali ambientazioni del film. In secondo, da notare la ricchezza culturale del nostro Bel Paese, perché il Racconto dei Racconti altro non è che la trattazione di tre storie fantastiche di una raccolta di fiabe realizzate da Giambattista basile, autore italiano del Seicento. Lu cunto de li cunti, così dice il titolo dell’opera riesumata dal regista Garrone in questo film.
La cerva fatata , La pulce, La vecchia scorticata raccontano di un variegato mondo femminile, una donna medioevale, in diversi contesti sociali ed età della vita diverse. Una stupenda regina, poi una fanciulla adolescente fino a due orribili vecchiette; tutte le storie che le riguardano sono inseribili in temi attualissimi: il desiderio di maternità e l’amore morboso della madre per un figlio; il desiderio di giovinezza e la chirurgia estetica che stravolgono la realtà; il desiderio di una ragazza di emanciparsi dalla famiglia dai risultati inaspettati.
Ritornando ai luoghi, la Sicilia la fa da padrone con il Castello di DonnaFugata, dimora della regina protagonista di uno dei tre raccolti, intrecciati tra loro dalla trama tessuta dal Garrone narratore. Le gole dell’Alcantara, canyon profondi e scuri di origine antica, qui un drago marino dorme beato tra le profondità delle acque.
Garrone ha da raccontare, anche troppo, nel suo film. Il Racconto dei racconti può essere considerato un suo altro importante lavoro destinato a perdurare; apprezzato il tentativo (ben riuscito) di sperimentare nuovi generi e rompendo così quella la silenziosa monarchia delle case di produzioni italiane che impongono “generi” di tendenza, che elogiano le vittorie e che ignorano i talenti italiani, sia quelli consicuti sia quelli nascosti, davvero numerosi.