La recente ed ancora attuale situazione legata agli effetti connessi alla pandemia da “COVID-19” ha messo in ginocchio gran parte dei settori portanti dell’economia del nostro paese.
In particolare il settore turistico risulta essere quello che maggiormente patisce la lunga fase di chiusura delle frontiere e la “diffidenza” che si è generata nella popolazione a causa del timore del contagio e nei confronti degli spostamenti.
Se l’inizio del 2020 sembrava poter offrire prospettive incoraggianti con un buon livello di prenotazioni raggiunto dalle suddette strutture, da febbraio in poi si è registrata una inevitabile flessione culminata con un tracollo verificatosi poi a marzo, quando si è registrato un -92,3% per gli stranieri e un -85,9% per gli italiani.
La ferrea fase di lockdown che ha coperto quasi per intero i mesi di marzo, aprile e maggio, ha poi ulteriormente impoverito la domanda per alberghi e strutture ricettive facendo raggiungere un -99% per gli stranieri e una media del -95% in meno per gli italiani, limitatisi a oltrepassare frontiere comunali e regionali solo per motivi di salute e lavorativi.
Completa poi il quadro la stima che l’Ente Nazionale Italiano del Turismo (ENIT) fa delle prenotazioni aeree, le cui cifre relative alle prenotazioni aeree del periodo compreso tra maggio e ottobre del 2020 subiranno un calo del 71,8% rispetto allo stesso lasso temporale riferito all’anno precedente. Se si considera inoltre che secondo il centro studi di CNA nel primo semestre del 2020 i ricavi del turismo subiranno una contrazione del 73%.
Il giro d’affari atteso è di appena 16 miliardi, rispetto ai 57 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso. GEN. In totale tra febbraio e settembre la perdita di turisti stranieri ammonterebbe a 50,2 milioni e circa 180,8 milioni di presenze.
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