News Catania: a seguito dello sbarco avvenuto lo scorso 17 agosto, presso il porto di Catania, sono stati posti in stato di fermo di indiziato di delitto, dagli uomini della Polizia di Stato e delle Fiamme Gialle etnee, con il coordinamento della locale Procura Distrettuale della Repubblica, otto presunti scafisti per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per il delitto di omicidio volontario plurimo.
Nello specifico, sono stati riconosciuti come membri dell’equipaggio del barcone partito dalle coste libiche con a bordo ben 362 migranti provenienti dall’area sub-sahariana e mediorientale: HARBOOB Ayooub (classe 1995, sedicente marocchino), JOMAA LAAMAMI Tarek (classe 1996, sedicente libico), ASSAYD Mohamed (classe 1997,sedicente libico), AHMAD Alì Farah (classe 1997, sedicente libico), J. M. (classe 1998, sedicente siriano – minore), SAAID Mustapha (classe 1992, sedicente marocchino), BEDDAT Isham (classe 1985, sedicente marocchino) ed ABD AL MONSSIF Abd Arahman (classe 1997, sedicente libico)
Le operazioni di soccorso sono state effettuate dalla nave OPV Cigala Fulgosi della Marina Militare Italiana, già intervenuta lo scorso 15 agosto e nel successivo trasferimento dei migranti e delle salme a bordo del “Siem Pilot”, un pattugliatore norvegese impegnato nel Mar Mediterraneo nell’ambito del dispositivo “Triton 2015”, con a bordo un militare della Guardia di Finanza, in qualità di “liason officer Frontex” e con funzioni di collegamento.
Le evidenze emerse a seguito dell’intervento dell’equipaggio del pattugliatore insieme alle attività investigative svolte dagli uomini della Squadra Mobile e del G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Catania, i quali hanno raggiunto attraverso le unità veloci delle fiamme gialle l’imbarcazione norvegese in alto mare, hanno consentito di cogliere significativi elementi indiziari nei confronti dei membri dell’equipaggio del barcone, riuscendone ad individuarne persino i ruoli: HARBOOB Ayooub è risultato essere il comandante della fatiscente imbarcazione mentre gli altri membri si occupavano della distribuzione dell’acqua, della disposizione dei migranti e, in considerazione dell’elevato numero dei clandestini, del mantenimento dell’ “ordine a bordo”.
Quest’ultimo, un “ruolo” vilmente esercitato con violenza. Calci, pugni, bastonate e cinghiate venivano inferte, soprattutto, a quei migranti che cercavano, invano, di risalire dalla angusta stiva in cui erano ammassati e nella quale hanno trovato la morte probabilmente per la mancanza di aria e per le esalazioni dei fumi del motore. Non stupisce che le modalità del trasporto e le condotte osservate dall’equipaggio hanno causato la morte di 49 migranti.
Le attività degli investigatori della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza, proseguite a terra d’intesa con la Procura Distrettuale della Repubblica, hanno dunque consentito di acquisire gli elementi necessari all’adozione dei provvedimenti di fermo: sette fermati sono stati infatti associati presso la casa circondariale di Catania “Piazza Lanza” a disposizione dell’A.G., mentre l’unico minore è stato consegnato al CPA di Catania, anch’esso a disposizione dell’A.G.